mercoledì 14 novembre 2012

Il ritorno dell’eugenetica


L’eugenetica è nuovamente tra noi. La voglia di migliorare la razza è infatti tornata, anche se sotto diverse forme: non più scienziati nazisti, ma affermati studiosi e al posto dei campi di lavoro, ospedali e laboratori d’avanguardia. Il risultato però è lo stesso, ovvero l’eliminazione dei più deboli. La prova più evidente forse deriva dalla diminuzione delle persone affette dalla Sindrome di Down: ne nascono sempre meno. Ne è un esempio ciò che accade in Inghilterra e in Galles dove nel 1990 le diagnosi prenatali di Sindrome di Down erano state 1.075 mentre nel 2008 sono arrivate a 1.843 ( più 70%); una crescita considerevole alla quale però non è corrisposto un aumento delle nascite che sono invece diminuite. Questo fa pensare che le coppie ricorrano all’aborto dopo aver saputo di aspettare un figlio down.
L’attuale tendenza eugenetica prenatale è ancora più ampia e riguarda la diagnosi preimpianto che consente di selezionale gli embrioni privi di malattie genetiche e quindi utili alla fecondazione extra corporea. A tale proposito ricordiamo il Progetto Genoma, mirato alla mappatura del patrimonio genetico umano. Secondo in biologo Bertrand Jordan, le conoscenze che si sono tenute a questo proposito, conducono all’eliminazione degli embrioni attraverso la diagnosi prenatale e la possibile interruzione della gravidanza. L’impatto di questo progetto è dunque assai significativo sulla società tanto che in Inghilterra il Royal College of Obstetricians and Gynecology ha lanciato un inquietante appello: quello di lasciar uccidere i bambini disabili. Una categoria a rischio è anche quella dei nati prematuri, uno studio del 2004 ha infatti messo in evidenza come l’80% dei medici francesi si sia espresso a favore dell’eutanasia attiva in casi neonatali e l’abbia persino praticata. Ci si chiede come mai si sia potuti arrivare a tutto questo, perché non più tardi di qualche decennio fa gli Stati si impegnarono con la “Dichiarazione universale dei diritti umani” del 1948 ad affermare che “ tutti gli esseri umani nascono liberi ed uguali in dignità e diritti”. Per rispondere a questo bisogna ricordare che l’eugenetica di stato non fu un' invenzione nazista bensì statunitense; la prima legislazione in materia fu emanata infatti dallo Stato del Connecticut nel 1896, ciò vuol dire che per manifestarsi, l’eugenetica non ha bisogno delle dittature. Le radici filosofiche dell’eugenetica invece, vanno ricercate nel pensiero di Francis Galton, cugino di Darwin, inventore del darwinismo sociale, teoria basata sull’opportunità di incoraggiare la procreazione dei migliori e di limitare quella degli individui malati o reputati di ceppo scadente. Anche Nietzsche sosteneva che i deboli e i "mal riusciti" devono morire, perché questo è il principio del nostro amore per gli uomini. In epoca contemporanea simili considerazioni sono state riprese dal primo direttore dell’UNESCO e presidente della Eugenetics Society, Aldous Huxley che fece capire di essere terrorizzato dalla prospettiva di una maggioranza di umani di qualità biologicamente inferiore.

Nessun commento:

Posta un commento