mercoledì 14 novembre 2012

Il significato di "eugenetica" dagli anni '70 ad oggi





          «nella botte vecchia scorre però un vino nuovo: quello della consulenza genetica».(Cassata)

Negli anni ’70 le pratiche eugenetiche, più che scomparire a causa (come sarebbe normale pensare) della paura che si potessero perpetrare gli stessi fini che si era posto il nazismo, si trasformarono ed assunsero una nuova veste medico-scientifica: il counseling prenatale ovvero l' insieme delle pratiche volte ad identificare eventuali malformazioni o problemi di ordine genetico nel feto. Dagli anni ’80 il termine eugenetica scompare completamente dal dibattito scientifico mentre nel dibattito pubblico esso va a sovrapporsi ad un insieme confuso e caotico di pratiche difficilmente separabili dagli esperimenti nazisti e razzisti. Solo successivamente il dibattito riuscirà a trovare dei temi specifici: prima con la diagnosi prenatale e l’aborto selettivo e poi con la diagnosi preimpianto ( pur essendo vietata dalla legge 40, è stata permessa da una sentenza della Corte di Cassazione di Cagliari del 2009 rispettando la sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo).
Ciò che cambia profondamente è il carattere ideologico tra vecchia e nuova eugenetica: da una visione coercitiva di igiene sociale ad una dimensione volontaristica; si passa dunque dal concetto di pratica d’interesse collettivo a quello di pratica dipendente dalla coppia genitoriale.
Oltre ad un cambiamento ideologico si è assistito ad un cambiamento nelle forme pratiche che l’eugenetica assume. Innanzitutto cambia il soggetto: se prima erano le persone adulte che avrebbero potuto mettere al mondo neonati malati ora l’attenzione viene rivolta al prodotto, ovvero il feto; inoltre se precedentemente la possibilità di un’azione di eugenetica era sia negativa (sterilizzazione, reclusione) o positiva( eutenica, cambiamento nelle condizioni di vita ) ad oggi il solo specchio di alternative tra le quali scegliere è l’accettazione di un bambino malato o l’aborto( oltre ai ,per ora, rari casi di diagnosi preimpianto solo recentemente permessi in seguito alla sentenza della Corte di Strasburgo; si veda il post "Caso Costa-Pavan): le pratiche eugenetiche negative dunque sono da una parte l’aborto cosiddetto terapeutico, dall’altro nel caso di fecondazione assistita la diagnosi preimpianto.
In seguito alla codificazione del genoma umano e alle ultime scoperte di biologia molecolare l’eugenetica torna ad assumere nel dibattito pubblico lo stesso significato che gli era stato attribuito nel secondo dopoguerra: l’idea che l’uomo diventi il proprio stesso Dio e acquisisca la capacità di modificare la propria stessa evoluzione affascina e turba. L’eugenetica dunque torna ad essere vista come pratica discriminatoria tra corredi genetici “giusti” e “sbagliati”; ciò comporta la visione dell’individuo come portatore di geni più che membro di una società. Il dibattito sull ’eugenetica si è ultimamente sclerotizzato sulla contrapposizione tra la visione laica della vita con chiare derive di scientismo e quella sacra di derivazione cristiana di cui la Chiesa si fa massima portavoce.
Ma essendosi spostata l’attenzione nella pratica medica dal feto all’ embrione si aggira in qualche modo l’ostacolo etico: è anche l’embrione portatore , oltre che di diritti giuridici , anche dei diritti etici dell’inviolabilità e sacralità?  
Se si analizza l’utilizzo del termine eugenetica negli anni 1990-2008 si può evidenziare una sua trasformazione di significato e di richiami ideologici: se ad inizio anni ’90 la mappatura del genoma umano aveva riportato nuovamente alla ribalta le memorie razziste e si assisteva nuovamente ad una sovrapposizione tra la parola eugenetica e una serie di pratiche sempre poco definite, più avanti vengono circoscritti gli ambiti di applicazione pur mantenendo quel sottofondo di monito e di negatività. D’altra parte però si svincola il counseling prenatale dall’eugenetica (sovrapposizione che giustamente persisteva ancora negli anni ’70): se la pratica medica in sé non sparisce, sparisce la sua categorizzazione come pratica eugenetica. L’eugenetica che torna nel dibattito contemporaneo è di fatto un’eugenetica sporca, malvagia, razzista.

“…è polemica tra i medici sulla villocentesi… L'unica ragione per cui si fa questo esame e' individuare bambini da eliminare. E questa e'eugenetica pura. Anche se il formalismo farisaico della nostra società non lo vuole ammettere". ("Diagnosi prenatale. È polemica tra i medici", Corriere della Sera, 7 Marzo 1996). (La villocentesi è una pratica medica per l’individuazione della mutazione genetica responsabile dell’alfa-talassemia)

Se dunque sembra chiaro che, seppur nell’oscurità di significati non sempre chiari al grande pubblico e di definizioni semantiche, la nostra sia una società che pratica, nel bene o nel male, l’eugenetica, ciò che rimane da decidere , ed è del tutto discrezionale, è la personale accettazione morale di tale pratica.

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