L’eugenetica
è nuovamente tra noi. La voglia di migliorare la razza è infatti
tornata, anche se sotto diverse forme: non più scienziati nazisti, ma affermati studiosi e al posto dei campi di lavoro, ospedali e
laboratori d’avanguardia. Il risultato però è lo stesso, ovvero l’eliminazione dei più deboli. La prova più evidente forse deriva
dalla diminuzione delle persone affette dalla Sindrome di Down: ne
nascono sempre meno. Ne è un esempio ciò che accade in Inghilterra
e in Galles dove nel 1990 le diagnosi prenatali di Sindrome di Down
erano state 1.075 mentre nel 2008 sono arrivate a 1.843 ( più 70%); una crescita considerevole alla quale però non è corrisposto un
aumento delle nascite che sono invece diminuite. Questo fa pensare
che le coppie ricorrano all’aborto dopo aver saputo di aspettare un
figlio down.
L’attuale
tendenza eugenetica prenatale è ancora più ampia e riguarda la
diagnosi preimpianto che consente di selezionale gli embrioni privi
di malattie genetiche e quindi utili alla fecondazione extra
corporea. A tale proposito ricordiamo il Progetto Genoma, mirato alla
mappatura del patrimonio genetico umano. Secondo in biologo Bertrand
Jordan, le conoscenze che si sono tenute a questo proposito,
conducono all’eliminazione degli embrioni attraverso la diagnosi
prenatale e la possibile interruzione della gravidanza. L’impatto
di questo progetto è dunque assai significativo sulla società tanto che in
Inghilterra il Royal College of Obstetricians and Gynecology ha
lanciato un inquietante appello: quello di lasciar uccidere i
bambini disabili. Una categoria a rischio è anche quella dei nati
prematuri, uno studio del 2004 ha infatti messo in evidenza come l’80% dei
medici francesi si sia espresso a favore dell’eutanasia attiva in
casi neonatali e l’abbia persino praticata. Ci si chiede come mai
si sia potuti arrivare a tutto questo, perché non più tardi di
qualche decennio fa gli Stati si impegnarono con la “Dichiarazione
universale dei diritti umani” del 1948 ad affermare che “ tutti
gli esseri umani nascono liberi ed uguali in dignità e diritti”.
Per rispondere a questo bisogna ricordare che l’eugenetica di stato
non fu un' invenzione nazista bensì statunitense; la prima
legislazione in materia fu emanata infatti dallo Stato del
Connecticut nel 1896, ciò vuol dire che per manifestarsi,
l’eugenetica non ha bisogno delle dittature. Le radici filosofiche
dell’eugenetica invece, vanno ricercate nel pensiero di Francis
Galton, cugino di Darwin, inventore del darwinismo sociale, teoria
basata sull’opportunità di incoraggiare la procreazione dei
migliori e di limitare quella degli individui malati o reputati di
ceppo scadente. Anche Nietzsche sosteneva che i deboli e i "mal
riusciti" devono morire, perché questo è il principio del nostro
amore per gli uomini. In epoca contemporanea simili considerazioni
sono state riprese dal primo direttore dell’UNESCO e presidente della
Eugenetics Society, Aldous Huxley che fece capire di essere
terrorizzato dalla prospettiva di una maggioranza di umani di qualità
biologicamente inferiore.
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