Negli anni ’70 le pratiche eugenetiche, più che scomparire a
causa (come sarebbe normale pensare) della paura che si potessero perpetrare
gli stessi fini che si era posto il nazismo, si trasformarono ed assunsero una
nuova veste medico-scientifica: il counseling prenatale ovvero l' insieme
delle pratiche volte ad identificare eventuali malformazioni o problemi di
ordine genetico nel feto. Dagli anni ’80 il termine eugenetica scompare
completamente dal dibattito scientifico mentre nel dibattito pubblico esso va
a sovrapporsi ad un insieme confuso e caotico di pratiche difficilmente
separabili dagli esperimenti nazisti e razzisti. Solo successivamente il
dibattito riuscirà a trovare dei temi specifici: prima con la diagnosi
prenatale e l’aborto selettivo e poi con la diagnosi preimpianto ( pur essendo
vietata dalla legge 40, è stata permessa da una sentenza della Corte di
Cassazione di Cagliari del 2009 rispettando la sentenza della Corte Europea dei
Diritti dell’Uomo).
Ciò che cambia profondamente è il carattere ideologico tra
vecchia e nuova eugenetica: da una visione coercitiva di igiene sociale ad una
dimensione volontaristica; si passa dunque dal concetto di pratica d’interesse
collettivo a quello di pratica dipendente dalla coppia genitoriale.
Oltre ad un cambiamento ideologico si è assistito ad un
cambiamento nelle forme pratiche che l’eugenetica assume. Innanzitutto cambia
il soggetto: se prima erano le persone adulte che avrebbero potuto mettere al
mondo neonati malati ora l’attenzione viene rivolta al prodotto, ovvero il
feto; inoltre se precedentemente la possibilità di un’azione di eugenetica era
sia negativa (sterilizzazione, reclusione) o positiva( eutenica, cambiamento
nelle condizioni di vita ) ad oggi il solo specchio di alternative tra le quali
scegliere è l’accettazione di un bambino malato o l’aborto( oltre ai ,per ora, rari casi di diagnosi preimpianto solo recentemente permessi in seguito alla sentenza della Corte di Strasburgo; si veda il post "Caso Costa-Pavan): le pratiche
eugenetiche negative dunque sono da una parte l’aborto cosiddetto terapeutico,
dall’altro nel caso di fecondazione assistita la diagnosi preimpianto.
In seguito alla codificazione del genoma umano e alle ultime
scoperte di biologia molecolare l’eugenetica torna ad assumere nel dibattito
pubblico lo stesso significato che gli era stato attribuito nel secondo
dopoguerra: l’idea che l’uomo diventi il proprio stesso Dio e acquisisca la
capacità di modificare la propria stessa evoluzione affascina e turba. L’eugenetica
dunque torna ad essere vista come pratica discriminatoria tra
corredi genetici “giusti” e “sbagliati”; ciò comporta la visione dell’individuo
come portatore di geni più che membro di una società. Il dibattito sull ’eugenetica
si è ultimamente sclerotizzato sulla contrapposizione tra la visione laica della
vita con chiare derive di scientismo e quella sacra di derivazione cristiana di
cui la Chiesa si fa massima portavoce.
Ma essendosi spostata l’attenzione nella pratica medica dal
feto all’ embrione si aggira in qualche modo l’ostacolo etico: è anche
l’embrione portatore , oltre che di diritti giuridici , anche dei diritti etici
dell’inviolabilità e sacralità?
Se si analizza l’utilizzo del termine eugenetica negli anni
1990-2008 si può evidenziare una sua trasformazione di significato e di
richiami ideologici: se ad inizio anni ’90 la mappatura del genoma umano aveva
riportato nuovamente alla ribalta le memorie razziste e si assisteva nuovamente
ad una sovrapposizione tra la parola eugenetica e una serie di pratiche sempre
poco definite, più avanti vengono circoscritti gli ambiti di applicazione pur
mantenendo quel sottofondo di monito e di negatività. D’altra parte però si
svincola il counseling prenatale dall’eugenetica (sovrapposizione che
giustamente persisteva ancora negli anni ’70): se la pratica medica in sé non
sparisce, sparisce la sua categorizzazione come pratica eugenetica. L’eugenetica
che torna nel dibattito contemporaneo è di fatto un’eugenetica sporca, malvagia,
razzista.
“…è
polemica tra i medici sulla villocentesi… L'unica ragione per cui si fa questo
esame e' individuare bambini da eliminare. E questa e'eugenetica pura. Anche se
il formalismo farisaico della nostra società non lo vuole ammettere".
("Diagnosi prenatale. È polemica tra i medici", Corriere
della Sera,
7 Marzo 1996). (La villocentesi è una
pratica medica per l’individuazione della mutazione genetica responsabile dell’alfa-talassemia)
Se dunque sembra chiaro che, seppur
nell’oscurità di significati non sempre chiari al grande pubblico e di
definizioni semantiche, la nostra sia una società che pratica, nel bene o nel
male, l’eugenetica, ciò che rimane da decidere , ed è del tutto discrezionale,
è la personale accettazione morale di tale pratica.
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